Lo scultore di sabbia (2)

È in pensione, non perché è vecchio, ma perché ha avuto un’operazione. Si vede tutto il percorso del bisturi che parte dal collo, scende lungo la spalla, il torace e arriva alla gamba. L’hanno tagliato per lungo per sostituirgli chissà quale arteria e poi l’hanno ricucito, partendo da sotto: su per la gamba, il torace, la spalla fino al collo. Arthur ci viene ogni anno qui a Lopar nell’isola di Rab. E ci viene perché a Lopar ci sono le spiagge di sabbia e lui è uno scultore di sabbia. Al mattino alle otto scende dal suo appartamento vicino alla spiaggia e incomincia il suo lavoro. Il suo nuovo lavoro, perché quello vecchio, dopo l’operazione, l’ha dovuto lasciare; si stancava troppo, specie i primi tempi. Invece compattare sabbia, darle forma, bagnarla è un modo per non pensare. La testa gli si svuota. Niente pensieri, niente angoscia. Quattro cinque ore e sulla spiaggia appare un coccodrillo, un leone, un cane, si arena una balena. Poi la notte si rigira nel letto, ma sa che può contare su un alleato formidabile. Il lavorio del mare gli prepara una nuova giornata con la testa vuota. Oggi piove, fa freddo, il vento solleva la sabbia, ci si ripara sotto la tenda del bar. Arthur indossa la divisa da lavoro, pantaloncini da spiaggia, non sembra sentire il freddo che arriva dal mare. La sua cicatrice che parte dal collo e arriva alla gamba è in bella mostra. E lì, davanti a una birra, ci racconta la sua storia.

(Questo è il secondo personaggio ospite della categoria “Personaggi”. Invito tutti i frequentatori del blog – anche i lettori occasionali – a popolare questa galleria. L’unica regola è quella di scrivere testi di 300/400 parole. Spedite i testi a paologallina@gmail.com e io li pubblicherò sul blog.)

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