Allergica al fumo (7)

L. ci ha appena spiegato a cosa serviva la munega*. Immagino quelle braci roventi, quel rosso incandescente. Alzo lo sguardo e lo ritrovo nel volto di L. L’occhio è sbarrato, fissa la vecchia testiera del letto, come ci trovasse un’insondabile motivo di interesse. La crepa, la fessura nel legno è una voragine dove lo sguardo di L. precipita.Il suo viso sta diventando incandescente. Sembra salga dal basso. La vampata scarlatta deve aver preso origine dal centro del corpo, in prossimità dell’ombelico. È salita su per il torace, ha superato il seno, su, su per il collo; un’ascesa inarrestabile che neppure la sporgenza del mento riesce a ostacolare. Ha aggirato l’osso della mandibola per poi espandersi lentamente (ma inesorabilmente) sulle guance e poi attorno alla bocca. La mucosa delle labbra ormai si confonde con il resto del volto. Il rossore si è espanso nelle zone periferiche della testa; le orecchie lo accolgono per ultime. La testa di L. sembra un recipiente traslucido che viene riempito di un liquido rosso. E il liquido si spande dappertutto, assume la forma del recipiente che lo contiene. È un processo lento, ma è proprio la lentezza ciò che spaventa. Assistere impotenti a un fenomeno che appare inesorabile.
È un attimo. Non più progressivamente, ma di colpo. Come un lampo, come un sipario scuro che si chiude di scatto. Il rosso diventa nero. Un nero violaceo, come un ematoma. E il respiro? Solo adesso mi accorgo che L. ha sospeso di respirare. Come quando si resta in ascolto, in attesa,  mentre si avverte un rumore, magari un pericolo. Il fiato sospeso e lo sguardo perduto.
E adesso arriva anche a me. Lo sento, lo avverto sempre più forte, più presente, più spesso. A me fa l’effetto contrario, non mi blocca lo sguardo. Divento inquieto, mi prende l’affanno, mi guardo in giro come cercassi una via d’uscita. E lo vedo. Seduto in fondo alla stanza, sulla vecchia sedia da cucina impagliata. Sta ridendo. Tra le dita stringe un grosso toscano acceso. La brace all’estremità è ancora rossa dall’ultima boccata. E ride, ride. Si guarda compiaciuto la punta delle scarpe soffiando il fumo del sigaro verso il basso, per vederlo risalire lentamente ed espandersi nella stanza. Ed è allora che L. cade come un corpo morto sul materasso di scartossi*, provocando un rumore di croste.

Glossario di civiltà contadina
* munega: scaldaletto costituito da un telaio di legno dentro il quale si appoggiava  uno scaldino in rame pieno di brace.
* scartossi: le foglie secche che avvolgevano le pannocchie spesso usate per imbottire materassi (stramassi).

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