PRESAGIO di Andrea Molesini

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Abbiamo letto Presagio, l’ultimo libro di Andrea Molesini. L’abbiamo letto tutto di un fiato, così come ci aveva consigliato l’autore in un’ afosa serata di giugno all’Amelia. L’aveva presentato in piedi, gesticolando con lo slancio che gli è proprio, facendo attenzione a non rivelare alcuni snodi della vicenda narrata. Però dei suoi personaggi, il commendator Spada e la marchesa Von Hayek, non è riuscito a tacere. Ci ha raccontato ancora una volta che lui per ogni suo personaggio redige una scheda dove registra tratti somatici e caratteriali, traumi infantili, gusti alimentari. Tutti elementi che poi magari non troveranno posto nel romanzo, ma che gli consentono di avere un controllo totale del personaggio e conoscere subito la sua reazione  di fronte all’evento più inaspettato. Ah, cosa pagheremmo  per avere tra le mani le schede del commendator e della marchesa, conoscere gli aspetti più intimi, più remoti della loro infanzia e adolescenza negli ultimi anni dell’ottocento! Sono due personaggi potenti che si muovono (e muovono) sulla scena con la precisione di un meccanismo perfetto e nella direzione inscritta nel loro destino. Ma ciò che funziona nel romanzo di Molesini è lo stile, la scrittura estremamente sorvegliata. L’autore utilizza un florilegio di similitudini e metafore che non appare mai come un gratuito esercizio stilistico, piuttosto fa trasparire una grande fiducia nella parola scritta. La convinzione che se usiamo le parole giuste, utilizziamo le figure più appropriate riusciamo a restituire al lettore un lacerto di verità. Questo è un romanzo breve, ha detto Molesini, è come una cascata (eccola l’ennesima similitudine del Nostro) e credo che intendesse dire che aveva l’irruenza travolgente di una massa d’acqua che cade dall’alto, il suo stordente fragore.  Presagio è ambientato a Venezia alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra, alla fine della Belle Époque e a noi sembra che Molesini non riesca pienamente a trasmettere l’atmosfera di quel momento. L’ inesorabile decadenza dell’hotel Excelsior, narrata nel romanzo, e l’abbandono frettoloso dei clienti,  non appaiono  indizi sufficienti a rappresentare i drammatici esiti dell’incipiente conflitto mondiale. Non sveleremo certo la vicenda narrata però a noi che l’abbiamo letta è tornato alla mente Il danno, un film di vent’anni fa di Louis Malle tratto dall’omonimo romanzo di Josephine Hart (1991).

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